Intervista a Salviamo La Rocca per l’Agrifiera 2018

In occasione della manifestazione Agrifiera – evento di rilievo regionale dedicato al territorio in tutte le sue declinazioni che si tiene ogni anno nel comune di San Giuliano Terme – l’associazione Salviamo La Rocca ha rilasciato un’intervista e una breve video-intervista all’ufficio stampa della manifestazione, che ha parlato con il presidente Francesco Noferi.

Di seguito il video e l’intervista scritta.

“Salviamo la Rocca di Ripafratta” è certamente una delle associazioni più attive del territorio. Nata nel 2012 ad opera dei cittadini di Ripafratta e di varie associazioni del territorio, ha come obiettivo il recupero della Rocca di San Paolino e del suo territorio. L’associazione promuove incontri, confronti e proposte alle istituzioni pubbliche, ai privati e alle associazioni per arrivare al recupero della Rocca di San Paolino e alla riqualificazione del suo territorio. Organizza inoltre iniziative, dibattiti, conferenze, pubblicazioni per far conoscere i beni storici, il borgo, il paesaggio di Ripafratta e dei dintorni. Organizza inoltre visite ed escursioni per promuovere la consapevolezza del territorio, in collaborazione con guide ambientali e altre realtà associative.

1) Agrifiera 2018. Anche Salviamo la Rocca darà il suo contributo. Parliamone.

«L’Agrifiera è un momento eccezionale per far conoscere il nostro territorio, da sempre. Noi ci saremo per promuovere la Festa della Rocca 2018, che si terrà il 9-10 giugno prossimi, e per far conoscere la nostra associazione e la Rocca di Ripafratta, che ha sempre più bisogno del sostegno di tante persone».

2) Parliamo delle vostre attività, compresa la recente visita per le giornate del Fai.

«Organizziamo visite periodiche alla Rocca, al borgo e alle fortificazioni del confine pisano-lucchese, grazie ai nostri volontari. Ci sono storie che solo chi abita sul territorio conosce, e che ci hanno tramandato le generazioni prima di noi: leggende, racconti, aneddoti che hanno contraddistinto non solo la Rocca ma anche il borgo di Ripafratta. E scoprirle con i nostri volontari, che le custodiscono per le generazioni future, è un’esperienza unica. Lo possono testimoniare le centinaia di visitatori che hanno letteralmente invaso Ripafratta il 25 marzo, in occasione delle Giornate Fai. La delegazione Fai di Pisa ci aveva incluso per la prima volta tra i luoghi “aperti” durante la due giorni nazionale, e il ritorno di immagine è stato fantastico, così come il colpo d’occhio a Ripafratta: negozi aperti, gente in strada, un paese “rinato”. Questo ci ha confermato l’intuizione di sempre: salvare la rocca vuol dire salvare noi stessi, la nostra comunità. A tutte queste attività ovviamente l’associazione ne affianca una più “istituzionale”,  tra riunioni, incontri e trattative per riuscire a sbloccare finalmente il percorso di recupero della Rocca. Perché vogliamo anche essere concreti».

3) In Agrifiera ci saranno anche gli Arcieri della Rocca di San Paolino.

«Gli Arcieri sono un’associazione nata da poco ma che si è fatta conoscere con iniziative, eventi e un attivismo sorprendente. Il loro lavoro è un altro modo per far conoscere la nostra causa, in maniera coinvolgente e insolita, avvicinando ancora di più le giovani generazioni. Ci hanno assistito in tutte le iniziative, e anche dove non abbiamo una nostra presenza ci sono loro a portare avanti visibilità e interesse per il nostro bene storico. Quest’anno faranno sperimentare il tiro con l’arco a chi si presenterà al loro stand all’Agrifiera. Io l’ho provato, non sono tagliato per fare l’arciere, ma è un’esperienza divertentissima!».

4) A che punto siamo con il recupero della rocca?

«Salvare la Rocca di Ripafratta vuol dire anzitutto trovare qualcuno che si faccia carico della sua proprietà. Il Comune non sembra poter essere quel soggetto, ma ci sono enti pubblici “più in alto” ai quali occorre rivolgersi. E abbiamo aperto anche una seconda strada, molto promettente secondo noi: costituire un ente partecipato, una sorta di associazione o fondazione che abbia come soci istituzioni e no profit, e che possa fare una minima attività di raccolta fondi, acquisire la proprietà e iniziare poi la progettazione e la ricerca di finanziamenti per il recupero. La buona notizia è che non solo il Comune di San Giuliano Terme ma anche l’Università di Pisa hanno dimostrato interesse a questa soluzione. E la novità è che presto costituiremo un comitato insieme a loro per vagliare questa e altre strade da un punto di vista tecnico».

5) Va sottolineata l’importanza della sinergia tra associazioni e istituzioni: come si può migliorare? Ci sono altri esempi da cui “copiare”?

«È fondamentale. Il volontariato culturale deve diventare – e sta diventando, in molte parti d’Italia e in molti settori – un vero e proprio attore “alla pari” degli enti pubblici, che possa co-progettare lo sviluppo del territorio quanto a beni culturali, valorizzazione, politiche di ampio respiro e al tempo stesso operazioni di tutela, salvaguardia, manutenzione, cura del territorio. Ci sono importanti e promettenti progetti sulla cura dei beni comuni, portati avanti dal mondo del volontariato e sempre più frequenti e apprezzati. Penso a quanto sta succedendo a Siena, con la valorizzazione delle mura storiche, di cui si occupano cittadini e associazioni in un patto di collaborazione con l’ente pubblico. Pisa, Vecchiano e Vicopisano hanno già approvato regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni, un fronte su cui si stanno muovendo in tanti. E proprio gli enti pubblici devono entrare in quest’ottica: quelle delle associazioni non sono “richieste” a cui “concedere” o “non concedere” approvazione o diniego. Sono, se fatti bene, veri e propri atti di programmazione e co-gestione del territorio, da trattare come tali in ottica di pari dignità. Da parte loro, le associazioni devono secondo me “sporcarsi di più le mani”, confrontandosi con la burocrazia, imparare a progettare seriamente, ad acquisire professionalità. Non sei credibile come interlocutore se non dimostri di avere competenze e cognizione di causa».

6) Anche quest’anno a giugno Ripafratta si aprirà al territorio con la festa. Anticipazioni?

«La Festa della Rocca è il nostro appuntamento centrale. Se un giorno la Rocca sarà recuperata, cosa di cui sono certo, buona parte del merito sarà di questa manifestazione, che ogni anno porta centinaia di visitatori a Ripafratta. Quest’anno allargheremo il nostro orizzonte organizzando visite anche alle fortezze vicine, tutte parte di un unico sistema fortificato che stiamo cercando di valorizzare insieme all’associazionismo di Vecchiano e di Lucca. Abbiamo incrementato anche le collaborazioni, coinvolgendo nuove realtà che si occupano di territorio, ambiente, trekking, tutela: ci saranno iniziative di Wwf, Legambiente, Cai. Non mancheranno i nostri partner tradizionali come Piedi in Cammino, Aguaraja rafting, lo stesso Gruppo Archeologico, Fiab, La Voce del Serchio, la Pro Loco di San Giuliano. In generale, quest’anno più che mai la Festa sarà l’occasione per passare un fine settimana a passeggiare nel verde, alzare gli occhi su mura che hanno almeno 800 anni, condividere l’esperienza».

7) Proprio il progetto “Fortezze di confine” è la grande novità di quest’anno. In cosa consiste?

«In realtà sono diversi anni che ci stiamo pensando, insieme agli amici dell’associazione del castello di Nozzano (LU) e al Gruppo Archeologico Vecchianese, e ora il percorso ha finalmente preso forma. Abbiamo costituito un gruppo di associazioni (oltre a Salviamo La Rocca e a quelle menzionate, anche Italia Nostra Pisa), che progetterà e realizzerà eventi insieme, al di là dei confini amministrativi, per valorizzare l’intero sistema fortificato del confine pisano lucchese, che si trova nella nostra Valdiserchio: la Rocca e le sue torri, il Castello di Nozzano, la Torre dell’Aquila, la Torre di Rosaiolo, Santa Maria in Castello, le torri campanarie di Ripafratta e Vecchiano, i ruderi di Cotone, Castiglione e Castel Passerino… Insomma, una visione ambiziosa, che intanto si concretizza in un itinerario escursionistico, allo studio del Cai di Pisa, per collegare la maggior parte di questi beni storici. Prevediamo conferenze, feste, visite guidate, manifestazioni e naturalmente progettualità condivisa: dobbiamo arrivare al recupero di queste strutture e siamo sicuri che le istituzioni pisane e lucchesi si uniranno a noi».